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lunedì 26 luglio 2010

Criterio, Epistemologia, Ontopsicologia

Il 15 gennaio 1994, presso l’Università “La Sapienza” di Roma, Facoltà di Psicologia, si tiene una
conferenza sul tema “Il problema del criterio epistemologico della psicologia”; intervengono il Prof.
Vezio Ruggieri dell’Università “La Sapienza” con la relazione “Psicofisiologia ed Epistemologia”, il
Prof. Aldo Masullo dell’Università Federico II di Napoli con “Pathos ed Episteme” e il Prof. Meneghetti con “Psicologia epistemica come metodologia interdisciplinare”.
La questione di quale criterio adottare nella ricerca scientifica, soprattutto in un’ottica epistemologica, è affrontata in più libri, tra cui ricordiamo il testo “Il criterio etico dell’umano”, edito dalla Psicologica Editrice e disponibile anche in portoghese e in russo.

venerdì 12 marzo 2010

Una cura efficace dipende da una diagnosi efficace

Pierre Marie Félix Janet (1859-1947), filosofo e medico francese, nei suoi due libri “Les médications psychologiques” (1919) e “La médecine psychologique” (1923) affermava che “l’efficacia di una terapia dipende dalla diagnosi (…) qualsiasi azione pratica richiede una certa precisione ed una vera terapia psicologica è possibile solo se viene applicata una diagnosi psicologica”.

In un articolo pubblicato nel n. 10/2000 del periodico “Il nuovo medico d’Italia”, Antonio Meneghetti precisa: “L’efficacia della cura del malato nasce dall’esattezza della diagnosi psicofisica. L’Ontopsicologia ha messo a punto un metodo razionale per conoscere l’attività psichica, che è la causalità della fenomenologia umana, dall’inconscio all’emozione, al pensiero, fino al corpo, quindi ha conoscenza avanzata anche sulla psicosomatica”. Antonio Meneghetti aggiunge che “la difficoltà, se non si conosce l’attività psichica, è di capire la continuità tra la dimensione psichica e quella somatica”, non a caso in ambito medico e psicologico spesso si parla di “salto”. L’autore punta anche l’accento sul fatto che molti hanno della psiche “un’idea mitica, tra il “concetto limite” e l’astrazione mentale”. [Il testo integrale dell’articolo è consultabile on-line: http://numedionline.it/numedi/arc2000/n.1000/06.html]

martedì 27 ottobre 2009

Che cos’è il “complesso dominante”

Il complesso dominante è quello che tende con maggior frequenza alla coazione a ripetere, non consente ciò che gli è contrario o diverso da lui; consente deviazioni sporadiche ed altre forme complessuali, solo se di rinforzo al dominante, o predisposizione ambientale al dominante.

L’In Sé ha tanti fasci o pulsioni che si evolvono al contatto con l’ambiente. L’Io è il potenziale più realizzato tra queste pulsioni dell’In Sé, il fascio più forte capace di costellare tutti gli altri; è la valenza che ha maggior metodo per essere struttura funzionale dell’In Sé al mondo esterno. Non sempre, però, l’Io – più accreditato esternamente – è il più forte nella vita.

I complessi sono tanti piccoli “Io” prefissati, meccanismi di difesa della natura, sorti dopo che il soggetto, durante l’infanzia, ha accettato il compromesso con una situazione contro la vita che in seguito rimuove.

Sono forme di vita rimossa a causa dell’intervento del monitor di deflessione, per cui essi vivono ed agiscono; sono parti reali della natura del soggetto, che l’Io censura e si evolvono in modo autonomo.

Il complesso non può essere eliminato, per il fatto che anche lì è sempre il reale del soggetto. Esso è una zona rimossa, che va investita in una nuova forma; tolta dalla fissità dello stereotipo, si evolve in circolarità del potere dell’Io, il quale acquista in seguito un esercito in più.

mercoledì 26 agosto 2009

Il sogno

Il sogno è un fenomeno legato al sonno e in particolare alla fase REM del sonno, caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni apparentemente reali.

Lo studio e l'analisi dei sogni inducono a riconoscere un tipo di funzionamento mentale avente leggi e meccanismi diversi dai processi di pensiero che sono oggetto di studio della psicologia tradizionale. Freud nel '900, spiegò questa modalità di funzionamento dell'apparato psichico descrivendo la psicologia dei processi onirici e suddivise il funzionamento dell'apparato psichico in due forme che chiamò processo primario e processo secondario.

Secondo tale teoria psicoanalitica classica, il sogno sarebbe la realizzazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio inappagato durante la vita diurna.

Dopo Freud, molti analisti di varie correnti si sono interessati al sogno. Contributi originali sono stati portati nel 1952 da Ronald Fairbairn, per il quale il sogno sarebbe un fenomeno schizoide, da interpretare alla luce della teoria degli oggetti parziali della Klein, ponendo l'accento sull'aspetto simbiotico della personalità.

Bonime nel 1962 propone una teoria del sogno basata sulla concezione che il sogno sia un autoinganno volto a preservare e a rafforzare un modello di vita, ponendo l'accento sull'aspetto comportamentale sociale della personalità.